Manciano 2

MANCIANO

MANCIANO ED IL SUO TERRITORIO

Manciano
Fosco appare nel colle più alto, per la pietra con cui è stato costruito, per le linee massicce delle sue case che salgono a piramide verso la rocca quattrocentesca, blocco geometrico sulle linee digradanti dei tetti, anche se nel suo stemma è una mano che in ogni tempo è stata simbolo della lealtà e dell’ospitalità.
Presidio dei conti Aldobrandeschi fin dal sec. XIII, con la divisione della famiglia (1274) passò al ramo di Sovana, e da questo, dal 1293 in poi, alla potente famiglia romana degli Orsini. Durante il ‘300 fu ripetutamente conteso tra il Comune di Orvieto, i Baschi, signori di Montemerano, e gli Orsini di Pitigliano. Conquistato nel 1416 dai senesi, che ne rafforzarono la rocca e alzarono le mura, fu concesso nel 1557 alla famiglia de’ Medici; appartenne in seguito ai Lorena che nel 1783 ne fecero il capoluogo di una vasta Comunità che comprendeva quelle di Montemerano, Capalbio e poi Saturnia.
Scendendo dal Cassero verso il borgo, articolato in stretti e pittoreschi vicoli, troviamo la Torre dell’orologio (1615), la Chiesa di San Leonardo, Piazza Garibaldi con al centro la fontana monumentale del Rosignoli, Porta Fiorella. In prossimità del Cassero, sede del Municipio dove si trovano dipinti dei pittori mancianesi Pietro Aldi (1852-1888) e Paride Pascucci (1866-1954), è situato il Museo di Preistoria e Protostoria. Il museo è articolato in cinque sale, una per ogni fase della preistoria, che raccolgono reperti dal Paleolitico all’età del Bronzo.

Montemerano
Castello aldobrandesco, poi dipendente dalla famiglia Baschi, da Orvieto, di Siena nel 1382, infine dei Medici. Siena ne fece una fortezza sicura dentro tre cerchie di mura e nel 1489 gli dette propri statuti. Buon governo ed arte e, questa, tutta senese del XV secolo.
Il paese, circondato da oliveti e con una fisionomia ben conservata, è all’insegna della severità medievale, ma anche dell’ ospitalità.
La cinta muraria medioevale, ancora largamente visibile, era intervallata da torri; al borgo, racchiuso nella cinta e sviluppatosi intorno al nucleo del castello, si accede per due porte poste a nord e a sud.
La Chiesa di San Giorgio, di carattere romanico-gotico, riconsacrata nel 1430, è particolarmente ricca di opere d’arte del Rinascimento senese: rilevanti i cicli di affreschi, il polittico di Sano di Pietro (1458), la pala d’altare del Vecchietta, la Madonna della Gattaiola (attribuita a un maestro della scuola del Sassetta), San Pietro (statua lignea del Vecchietta), tabernacolo in legno intagliato e dorato (sec. XVII).

Saturnia
Manciano 3Della pelasgica città, che gli etruschi chiamarono Aurinia e i romani Saturnia, oltre alle tombe a tumulo seminfossato e a piccola camera con apertura ad una lastra monolitica di appartenenza dolmenica, in realtà del VII-VI sec. a.C., ben poco resta: qualche tratto della cerchia di mura, del IV-III sec. a.C. e la Porta Romana che, con la strada e l’ arco che la sormonta, sintetizza le tre civiltà assorbite dal paese: l’etrusca, la romana e la medievale.
All’interno della cinta muraria sono visibili testimonianze di età romana: alcuni cippi, un notevole pilastro angolare, a bozze squadrate di travertino, i resti di una grande vasca, probabilmente per la conservazione dell’acqua e denominato Bagno Secco, i resti di un “castellum acquarum” inglobato nell’attuale Villa Ciacci. In prossimità di Porta Romana si trova la Villa Ciacci costruita nel 1929 su progetto dell’arch. Passeri; il progetto si è sovrapposto alla rocca Rinascimentale del 1464, di tale epoca sono i rivellini, due torri cilindriche poste agli angoli delle mura.
Nella Chiesa di S. Maria Maddalena (rifacimento del 1933 di un’antica chiesa romanica) è conservata una tavola con la Madonna col Bambino tra i Santi Sebastiano e Maria, attribuita a Benvenuto di Giovanni (sec. XV). Intorno a Saturnia, in prossimità del fiume Albegna si estendono vaste e sparse necropoli che testimoniano un certo sviluppo fino al V sec. a.C., e sono state individuate in località Sede di Carlo, Pancotta, Pian di Palma, Puntone.

Marsiliana
Costituita da due distinti nuclei edilizi, il castello medievale e i fabbricati rurali del XVIII sec., ed il borgo del XX sec.. Il castello, nominato fin dal 1161, fu distrutto nel 1384, divenne poi una fattoria fortificata; dal 1761 è proprietà dei Principi Corsini. A Marsiliana è stata localizzata la città di Caletra, uno dei più cospicui centri dell’area vulcente, distrutta nel VII sec. a.C.. Nei dintorni sono localizzate importanti necropoli caratterizzate da tombe a fossa “a circolo”; dal Circolo degli Avori provengono la pisside, il pettine e la tavoletta scrittoria in avorio.

Poggio Murella
Altre importanti testimonianze di età romana si trovano a Poggio Murella, si tratta del “castellum acquarum”, cisterna romana destinata a serbatoio idrico, e una torre cilindrica in opus reticolatum.

Sparsi nel territorio si trovano inoltre castelli e fortificazioni, alcuni ridotti a rovine: Rocca di Montauto, Castello di Palmula (Poggio Bagno Santo), Scarceta (Castellaccio del Pelagone), Stachilagi, altri ristrutturati e di proprietà privata quali La Campigliola, Scerpena e Marsiliana.
Roccalbegna2

ROCCALBEGNA

ROCCALBEGNA ED IL SUO TERRITORIO

Uno sperone di roccia che domina la valle dell’ Albegna dà il nome a Roccalbegna: il borgo costruito nel XIII secolo dalla Repubblica di Siena secondo un piano regolatore, si estende tra la Rocca con i resti di fortificazioni aldobrandesche e senesi e la pietra che incombe sul paese.
La Chiesa di S. Pietro e Paolo è la più significativa di Roccalbegna. All’interno della Chiesa è conservato uno dei capolavori di Ambrogio Lorenzetti. Nel vicino Oratorio del Crocifisso è sistemato un piccolo museo con opere di Francesco Nasini, Sebastiano Folli e, soprattutto, di Luca Tommé, pittore di scuola senese.
Una visita da fare è l’ascesa al Cassero e soprattutto alla Pietra dalla cui sommità la vista si apre sui tetti del borgo e sulle gole dell’ Albegna, fino alla vicina Maremma.
Sorano

SORANO

SORANO ED IL SUO TERRITORIO

Sorano
E’ un paese di tufo scuro, costruito su terrazze tagliate in una rupe aperta e fatta scoscesa del torrente Lente. Somiglia a un blocco di cristalli parallelepipedi, ad un paesaggio urbano inventato da un cubista. E’ probabilmente di origine etrusca, come vorrebbero suggerire le tombe a camera scoperte lungo la strada che va verso l’Elmo; ma il suo nome Soranus testimonia la romanità.
Sulle case incombe il “masso leopoldino”, un’alta roccia di tufo nella cui sommità c’è una terrazza che domina il paese, i botri e le valli d’ombra che lo circondano. Sul lato più vicino alla chiesa di S. Niccolò si può ammirare la singolare torre dell’orologio.
Pochi i resti che testimoniano il medioevo aldobrandesco: tutto parla della presenza degli Orsini oppure ha un sapore rustico di eccezionale fascino. Nel borgo, ci sono la cinquecentesca Chiesa e quanto resta del palazzo comitale: il portale e il cortile.
La Fortezza Orsini (XI-XII sec.; con rifacimenti del XV-XVI sec.), poderosa opera di fortificazione militare che consente, percorrendo anche i suoi camminamenti sotterranei, di comprendere molti aspetti della vita militare rinascimentale, era legata ad un sistema difensivo i cui potenti resti si vedono a Montorio, Castell’Ottieri e Vitozza.

Sorano3
Sovana
L’antica Sovana che diede i natali a Papa Gregorio VII (Ildebrando da Sovana), è uno dei maggiori centri Etruschi della Maremma. Non ebbe vita continua: fu abitata nel VII, VI e IV sec. a.C.. Il suo massimo sviluppo coincise con la resa di Vulci a Roma nel 280 a.C.. Era diocesi vescovile già nel VI secolo. Ai secoli XIII-XIV sono databili gli edifici medievali.
In evidenza sono il Duomo del IX-XI secolo, poi ricostruito nel 1300. Del XIII secolo sono la Rocca e la chiesa di S. Maria nel cui interno è un bel tabernacolo del IX-X secolo. Nei poggi intorno sono le tombe etrusche. La grande tomba a tempio, detta Ildebranda, rinnova la memoria di Gregorio VII sovanese.
La camera sottostante cui si accede per un dromos rastremato, è di una semplicità estrema che contrasta con la fastosa decorazione dell’esterno: ha il soffitto a spioventi con trave centrale e, sul fondo, un bancone con due cavità, destinato a contenere, al centro, un sarcofago di legno decorato con borchie di bronzo.
Spettacolari sono le Profonde ed ombrose vie cave (o “Tagliate Etrusche”) sentieri o vere e proprie strade scavate nel tufo. Tra le più suggestive “La via cava di S. Sebastiano” e “Il Cavone”.

Vitozza
Vitozza in Loc. S. Quirico è uno dei maggiori insediamenti rupestri dell’ Italia centrale con oltre 200 grotte, abitate dalla protostoria sino a tempi recenti.
L’antico insediamento si estende lungo un costone di Tufo in un incontaminato ambiente naturalistico. Lungo il sentiero che costeggia il sito rimangono i resti delle tre rocche, con i relativi fossati, la chiesa di S. Angelo ed un notevole “colombaro” Etrusco-Romano.
Scansano

SCANSANO

SCANSANO ED IL SUO TERRITORIO

Scansano
Scansano è l’esempio di un insediamento rurale vivo dal medioevo e cresciuto spontaneamente secondo le necessità del momento. Le case, strette l’una all’altra, hanno occupato ogni minimo spazio e creato una comunità con stretti vincoli familiari.

E’ l’esempio di una villa fortificata medioevale e rinascimentale. Ha un corpo di fabbrica ad “L” con quattro torri a scarpa sugli angoli. La porta di Scansano è difesa da due balestriere aperte sulle torri e da un piombatoio a camino.

Si consiglia una visita al Palazzo del Pretorio, solida costruzione medioevale, al Palazzo Vaccarecci (che mette ancora in mostra lo stemma di famiglia) e alla Chiesa di San Giovanni Battista.

Questo territorio è anche famoso per il suo Morellino, un vino color rubino dal profumo corposo.

Ghiaccio Forte
Fuori dall’abitato di Scansano, sulla strada che porta a Saturnia, è consigliata una sosta ai resti archeologici di Ghiaccio Forte, un centro fortificato che venne distrutto dall’esercito romano nel 280 a.c.
L’insediamento Etrusco fu individuato nell’anno 1973 a seguito di saggi di scavo che, oltre a larghi tratti della cinta muraria, misero in luce anche strutture della pianta urbana.
Le successive, anche se brevi campagne di scavo, l’ultima delle quali risalente all’anno 1981, hanno consentito di accertare la distruzione dell’abitato a seguito di incendio, l’individuazione di una stipe votiva ricca di reperti in bronzo e in terracotta, l’identificazione di un forno fusorio, la localizzazione di tre porte di accesso all’abitato ed alcuni vani di abitazione.
Recentemente il sito archeologico è stato acquistato dall’Amministrazione Comunale di Scansano ed è visitabile seguendo le indicazioni dei cartelli turistici stradali.
Semproniano

SEMPRONIANO

SEMPRONIANO ED IL SUO TERRITORIO

Semproniano è un piccolo borgo con un centro storico di incredibile bellezza ancora ben conservato.
Vicoli stretti, vecchie case di sasso, naturali balconi di travertino da cui ci si può affacciare e godere di un panorama incontaminato.
Il paese sorge su un poggio di travertino che sovrasta la Valle dell’Albegna.
Il primo nucleo fu edificato prima dell’anno 1000 lungo la strada che dal porto di Cosa saliva al Monte Amiata. A difesa del piccolo abitato fu poi costruita una possente cerchia di mura a pietra squadrata tuttora visibile.
Il castello, agli inizi di proprietà degli Aldobrandeschi, alla fine del 1200 passò alla Contea di Santa Fiora. Agli inizi del 1300 venne attaccato dalle milizie senesi di Roccalbegna ed entrò così a far parte dei possedimenti della Repubblica Senese. Le controversie con gli Orsini di Pitigliano non consentirono, tuttavia, il passaggio definitivo alla Repubblica di Siena fino al 1400. Alla caduta della Repubblica Semproniano passò sotto i Medici e successivamente, nel 1737, al Granducato di Toscana.
La parte più antica del paese si sviluppa intorno alla rocca aldobrandesca con gli edifici disposti a semicerchi concentrici. In cima é situata la chiesa di Santa Croce che conserva una tela del XVII secolo raffigurante la Pietà, un’acquasantiera rinascimentale in travertino ed un crocefisso medievale ligneo incredibilmente suggestivo. A mezza costa è situata la vecchia Pieve romanica con una torre campanaria alta 23 metri. E’ l’unica chiesa costruita dagli Aldobrandeschi rimasta miracolosamente intatta. All’interno è possibile ammirare tele seicentesche, una Madonna del Rosario di Francesco Vanni, un’acquasantiera del XV secolo e una vasca battesimale. Vi consigliamo di passeggiare per i vicoli e di non perdervi la romantica Piazzoletta.

Rocchette di Fazio
A tre chilometri da Semproniano c’è il piccolissimo borgo di Rocchette di Fazio, tanto piccolo quanto stupefacente.
Edificato alla sommità di una rupe che precipita a picco sulle gole dell’Albegna, proprio di fronte all’Oasi del WWF del Bosco dei Rocconi.
A Rocchette è possibile visitare la Rocca Aldobrandesca del XII secolo, l’Ospedaletto di S. Tommé (1330), il Tribunale, il Palazzo Pubblico e la Pieve di Santa Cristina di stile romanico: in questa chiesa si conservano affreschi del XV secolo.

Catabbio
Sempre nel Comune di Semproniano troviamo Catabbio, piccolo villaggio eretto in posizione panoramica.
Dalle vie del paese è infatti possibile, nelle giornate limpide, vedere il Promontorio dell’Argentario e l’Isola del Giglio. Al centro del paese la Chiesa di S. Anna e, in Contrada Scalabrelli, l’antica Pieve di Santa Lucia.

Cellena
Cellena è un’altra piccola frazione del Comune di Semproniano ed é posta sulla strada che conduce all’Amiata ed è stata eretta sul fianco dell’omonima ripa. E’ il rilievo più alto del Comune da cui si domina il corso del Fiora.

Petricci
Petricci è il centro più giovane del Comune. Al turista offre paesaggi di incantevole bellezza e serenità e il vecchio Castello di Calizzano.

Il Centro Recupero animali Selvatici della Maremma
Il C.r.a.s.M. è sorto nel 1997 dalla collaborazione tra Delegazione Toscana WWF e Amministrazione provinciale di Grosseto. Le funzioni principali del Centro sono quelle di curare animali selvatici feriti, malati o comunque in difficoltà, in vista della loro reintroduzione in natura e quella della riproduzione in cattività di specie rare o addirittura in pericolo di estinzione. Una particolarità del C.r.a.s.M., a differenza di analoghe strutture, è quella di poter ospitare esemplari di una qualsiasi delle specie autoctone (non solo uccelli, ma anche mammiferi e rettili).
La struttura, insieme al Parco Faunistico del Monte Amiata e alla futura Riserva naturale di Pescinello, è inoltre una delle sedi del progetto di riproduzione in cattività del Capovaccaio (organizzato dal WWF Toscana e che nel 1997 ha ottenuto l’importante risultato della prima nascita in cattività del nostro Paese, che è anche una delle uniche tre al mondo). Accanto alle funzioni principali, il Centro può svolgere anche un’importante ruolo educativo, soprattutto tramite le visite di scolaresche.
Pitigliano5

PITIGLIANO

PITIGLIANO ED IL SUO TERRITORIO

Pitigliano
A vederlo dalla chiesa della Madonna delle Grazie, dedicata come ex-voto per la peste del 1527, e con il sole verso il tramonto, Pitigliano dà un’impressione scenografica indimenticabile.
Come Orvieto, ma più primitivo e più intimamente fuso con la natura per la vegetazione che gli si abbarbica addosso e la roccia grigiastra dei tagli perpendicolari alla strada; un luogo d’ombre e di luci non vivide, se non contro il cielo, tagliate in angoli e riquadri, il cui senso umano è percettibile nelle linee spezzate che conformano i tetti, il castello e la torre gigliata (alla fiorentina).

Si respira aria di civiltà e culture mutevoli nella logica imprevedibile dei tempi: quella preistorica con i più correnti ritrovamenti dell’eneolitico rinaldoniano; quella etrusca di segno vulcente, specialmente delle fasi orientalizzate e arcaica, con qualche prodotto greco; quella romana, unificante i popoli in un comune ordine; quella medievale degli Aldobrandeschi, la più grande dinastia dell’Italia Centrale, signori della Maremma per circa mezzo millennio; la grandezza rinascimentale della nobile romana famiglia degli Orsini vanamente assaltati dalla vendetta del papa Alessandro VI e di suo figliolo il Valentino e, dopo una breve presenza senese, i Medici e i loro eredi, i Lorena. Per dire circa 3500 anni!

Il paese è dominato dal palazzo-fortezza degli Orsini con un bel cortile rinascimentale ionico in cui si evidenzia un pozzo con stemmi degli Aldobrandeschi e degli Orsini. Nell’interno del palazzo è allestito il Museo con oggetti archeologici e d’ arte. Nella piazza della Repubblica è il terminale di un bell’acquedotto cinquecentesco.
A Capisotto c’ è la cinquecentesca Chiesa di Santa Maria. Nella piazza intitolata a Gregorio VII si trova la cattedrale che conserva dipinti del senese Cozzarelli (sec. XV), di Francesco Vanni (sec. XVI), dello Zuccarelli (sec. XVIII) e dell’Aldi (sec. XIX).
Pitigliano ha avuto, nel corso dei secoli, una notevole presenza abraica ed è conosciuta come la Piccola Gerusalemme. Della presenza ebraica, che ha contribuito fattivamente al suo sviluppo economico e sociale, si apprezza la Sinagoga, recentemente restaurata, il Museo della Piccola Gerusalemme, il Forno delle Azzime ed il cimitero ebraico situato all’ingresso della cittadina.

Poggio Buco e le Vie Cave
Pitigliano è famosa anche per le numerose testimonianze etrusche disseminate nei suoi dintorni. Vi suggeriamo di visitare Poggio Buco a 9 km. da Pitigliano in direzione Manciano dove sono visibili tombe etrusche a fossa e a camera.
Se poi vi piace passeggiare, Pitigliano può offrirvi una serie di sentieri unici nel loro genere: le vie cave, vere eproprie strade scavate nel tufo che collegano tra di loro Sovana, Sorano e Pitigliano. Studi recenti forniscono due possibili soluzioni di utilizzo: una razionale ed una spirituale.
Quella razionale fa pensare che le vie cave rappresentassero il modo per far viaggiare uomini e merci tra i vari borghi; l’altra un percorso spirituale che collegava le necropoli. Affascinanti entrambi soprattutto se proverete a percorrerle.